Esiste un legame profondo tra Rovito e i Fratelli Bandiera. Il motivo risiede nel fatto che i due giovani patrioti veneziani, condannati a morte, furono fucilati da un plotone borbonico nel Vallone di Rovito insieme a loro 7 compagni il 25 luglio 1844, dopo un fallito tentativo di sollevare le popolazioni calabresi contro il regno di Ferdinando II nella prospettiva di un'unificazione nazionale italiana.
Per rimarcare questo legame, l’Amministrazione comunale di Rovito nel 2000 ha dedicato ai due patrioti una scultura bronzea a mezzo busto.
La Proloco di Rovito, dal canto suo, per ricordare il contributo che il territorio presilano e la comunità rovitese hanno dato alla storia e al Risorgimento italiano, ha presentato e realizzato nel 2018 un progetto denominato “Rovito ricorda Attilio ed Emilio Bandiera” che, in varie forme ed in vari momenti, ha coinvolto gli alunni dell’Istituto Comprensivo “T. Cornelio”e le scuole di danza presenti sul territorio.
Il Progetto si è concluso con la Rievocazione del primo Corteo storico della Fucilazione dei Fratelli Bandiera e dei loro valorosi compagni nel Vallone di Rovito.
Il corteo storico, che ha ottenuto un grande successo ed una straordinaria partecipazione di pubblico proveniente dall’intera provincia di Cosenza è partito da Piazza San Nicola di Motta si è snodato per le vie del paese fino alla piazza intitolata ai due patrioti.
La marcia silenziosa, accompagnata da figuranti vestiti con abiti d’epoca e dal suono cupo e martellante dei tamburi, ha sottolineato gli ultimi istanti di vita dei fratelli veneziani. Ricostruita anche parte del processo, con l’arringa dell’avvocato Cesare Marini, uno dei tre difensori d’ufficio assegnati ai cospiratori dal Tribunale Militare, che ha tentato invano di strappare alla morte i congiurati, e l’ultimo saluto di Anna Marsich, madre dei fratelli Bandiera, giunta a Cosenza in incognito per vedere per l’ultima volta i propri figli.
Di grande effetto anche il discorso di Attilio Bandiera che, rivolgendosi per l’ultima volta ai propri compagni, li ha consolati rassicurandoli sul fatto che il loro martirio sarebbe stato utile, più di ogni altra cosa, all’unità d’Italia.
Altro momento clou della manifestazione è stato l’arrivo dei condannati sul luogo della fucilazione mentre cantavano il coro dell'opera di Mercadante Donna Caritea: “Chi per la patria muor vissuto è assai”.
Dopo il successo della prima edizione, non è escluso il bis.