Motta è seduta su un basamento roccioso di origine metamorfica, molto rigido e superficialmente friabile.
Una roccia che, in passato, poteva essere scavata solo in corrispondenza delle linee di clivaggio.
Eppure Motta un tempo era attraversata da un passaggio sotterraneo che la tagliava da nord a sud.
Questo passaggio, realizzato intorno al 1600 partiva dall’area delle vasche (lavatoio) e terminava nei pressi della “Cavarella dei Guarnieri”, oggi sede dell’acquedotto di Pianette.
Le ultime tracce di questa “importante” via di comunicazione per l’abitato di Motta furono distrutte durante i lavori di quella che oggi chiamano circumvallazione.
La grotta era stata creata per consentire la fuga ai componenti della famiglia Arnedos, in caso di attacco nemico.
I signorotti locali, dalla loro casa, in pochi secondi potevano raggiungere l’ingresso sud della grotta e in pochi minuti, senza essere visti da nessuno, trovarsi dall’altra parte del paese, ove erano sempre pronti alcuni cavalli ed una carrozza veloce. Tristano e Giulietta. Lui gendarme mottese che aveva il compito di controllare la strada militare che passava da Motta e l’ingresso sud della caverna, lei addetta alla lavanderia degli Arnedos.
La ragazza ogni giorno si recava alle vasche lavatoio, mentre Tristano con la scusa di controllare l’entrata della caverna osservava e studiava il comportamento della donna. Tristano era un ragazzo vivace, ma non triste (cattivo) il suo nome era legato all’amore del papà per le opere di Wagner e soprattutto per la storia degli amanti eroici e sfortunati Tristano e Isotta. Tristano e Giulietta non convolarono mai a nozze e la loro storia si perse nelle gelide rocce della caverna degli Arnerdos.
Luogo dove Tristano entrava nei momenti di smarrimento amoroso piangendo e urlando di rabbia: Giulietta sarai sempre il mio amore. Lei, come molte donne mottesi, prive di un reddito sicuro, fu costretta a sposare un rampollo degli Arnedos. A Giulietta che da signora anziana ebbe il coraggio di affermare: “il vero amore non si scorda mai”.
A Tristano, l’uomo dei 13 “Zuli”. L’uomo era riuscito a calcolare il tempo impiegato da Giulietta per il lavaggio dei panni. I suoi calcoli avevano stabilito che il tempo necessario era pari al riempimento di 13 “Zuli”, con l’acqua che colava dal pozzo degli Arnedos. Questa misura gli serviva per poter guardare Giulietta negli occhi, mentre usciva dalla stradina delle vasche.
Era stato inventato uno dei primi orologi idraulici.