Un giorno alla fine del 1800, nella Cantina del “Suppuortu” (la storia è vera, mentre i nomi dei personaggi, in alcuni casi, sono inventati). I nipoti di Peppino (imprenditori e proprietari della forgia di Santa Maria), avevano un problema di eredità, difficoltà che li aveva portati più volte a litigare, anche in maniera violenta.
I due fratelli (Domenico e Alfredo) avevano ricevuto in eredità il terreno di famiglia, un magnifico uliveto a Rianico e non sapevano come dividerselo, perché il versante dove erano ubicati le “sarme o tummini” di terreno poteva essere suddiviso, per motivi morfologici, solo in un modo: la parte orograficamente più in alto, che era caratterizzata da alberi giovani ed era raggiungibile con strada percorribile anche da un carro trainato da un asino e la parte orograficamente più in bassa, con alberi secolari, che poteva essere raggiunta con strada percorribile solo da asino.
La diversità di alberatura si ripercuoteva pertanto sulla produzione di olio: la parte bassa aveva una produzione di olio superiore di diverse migliaia di once rispetto all’altra. La parte alta del terreno era stata devastata da uno dei tanti incendi dolosi estivi e gli alberi di ulivo secolari erano stati completamente distrutti e sostituiti con alberelli più giovani. I due fratelli non sapendo come uscirne da questa animata situazione decisero pertanto di avvalersi della consulenza legale del signor Pasquale (alias Spartaguale), signore analfabeta e con scarsa voglia di lavorare, ma capace di guadagnarsi la giornata attraverso mere intuizioni. Pasquale aveva la capacità, improvvisando, di comprendere, in certi contesti particolari, come dirimere al meglio eventuali discussioni tra parti contendenti.
Pasquale era sempre accompagnato da due aiutanti (nessuno ne ha mai capito il motivo): Giovanni, nullafacente, ma comproprietario dello stabile della cantina e Parrotta, nulla tenente e con conoscenza di nulla, ma auto dichiaratosi pronipote di uno degli audaci che fecero parte dell’”Armata Massena” che difese Amantea. Il presunto legale, dopo aver ascoltato per una decina di minuti i fatti raccontati dai due fratelli e dopo aver ingurgitato qualche litro di vino e una decina di polpette di carne suina decise che la dettagliata analisi della situazione era terminata e che si poteva passare alla fase risolutiva. Allora Pasquale Spartaguale, con voce decisa e tonante, parlo così: miei cari amici sono convinto che il terreno vada diviso nel seguente modo:
- la parte alta del versante deve andare ad Alfredo, il quale ha figli più giovani e che hanno più tempo per vedere crescere gli alberi. I suoi figli inoltre mangiano poco e hanno meno forza e quindi per portare le olive al frantoio necessitano del carro.
- La parte bassa del versante invece deve andare a Domenico, con figli di età avanzata, che hanno bisogno di mangiare tanto e che hanno meno tempo per vedere crescere gli alberi; inoltre i figli di Domenico sono tre “sarcinali” e per portare le olive al frantoio non hanno bisogno del carro.
- Al contempo la diversità di produzione di olio va compensata da Domenico ad Alfredo con un terzo delle once di differenza tra le due produzioni fino a quanto la disuguaglianza si annullerà.
I due fratelli convinti dalle sagge parole di Spartaguale si strinsero la mano e decisero di tornarsene a casa per raccontare alle loro famiglie l’ottimo accordo ottenuto. Alla morte dei figli di Peppino, con la differenza di produzione ancora alta, fratelli e cugini decisero questa volta di affidarsi a un vero legale per dirimere, una volta per tutte, le continue e violente liti tra familiari. Come è finita la storia?