Regista, critico cinematografico, saggista, produttore e decano del cinema italiano, Mario Gallo nacque a Rovito il 18 febbraio 1924 e morì a Roma il 19 giugno 2006.
A lui è stata dedicata una piazza di Rovito. Il nonno paterno fu un convinto socialista, amico e compagno di Pietro Mancini.
Il padre, capotreno nelle Ferrovie dello Stato, fu costretto ad emigrare in America proprio per la sua attività politica.
Ancora giovanissimo divenne segretario della Federazione Socialista Giovanile e coltivò la sua straordinaria passione per il cinema, che negli anni a venire diventò il centro dei suoi interessi personali e professionali.
Nel 1946 si spostò a Roma per lavorare all’ufficio stampa della Direzione del PSI. Qui conobbe Pietro Germi, in occasione della presentazione di Gioventù Perduta, il suo primo film.
Frequentò il circolo romano del cinema e, due anni dopo, nel 1948, riuscì a costituire la Commissione Cinema del PSI, di cui fecero parte molti e noti registi italiani.
Dopo la guerra, a cominciare dal 1951, si dedicò alla critica cinematografica e, nel contempo, dell’attività culturale del PSI. Nel 1956, con un articolo sulla rivolta ungherese, iniziò la collaborazione con l’Espresso, fondato e diretto da Arrigo Benedetti.
Giunto all’apice della carriera giornalistica, la Documento Film gli offrì la possibilità di girare dei cortometraggi. Pochi giorni dopo tornò a Rovito dove realizzò nove piccole perle del cinema etnografico, alcuni delle quali oggi introvabili.
I lavori furono girati per passione verso la sua terra, senza le intenzioni antropologiche che poi vi saranno scorte. Protagonista è la civiltà contadina, prossima a scomparire. Per realizzare i film Gallo si avvalse della collaborazione di alcuni suoi amici. E i nomi sono fra i più qualificati del cinema nazionale: Renato May per il montaggio, Egisto Macchi per le musiche e Pier Paolo Pasolini, autore dei versi inediti declamati dalla voce narrante.
Dal 1966 assunse la carica di presidente dell’Italnoleggio Cinematografico e di presidente dell’Ente Autonomo Gestione Cinema (Cinecittà, Istituto Luce e Italnoleggio). In questa veste realizzò decine di film che andranno a far parte della storia del cinema italiano: Roma di Federico Fellini, La caduta degli dei di Luchino Visconti, La tenda rossa di Mickail K. Kalatozov, Allonsanfan di Paolo e Vittorio Taviani, Partner di Bernardo Bertolucci, Nel nome del padre di Marco Bellocchio, L’udienza di Marco Ferreri, Portiere di notte di Liliana Cavani, La villeggiatura di Marco Leto.
Terminati i ruoli pubblici scelse di continuare a produrre con la società Filmalpha con la quale realizzò film per il cinema e la televisione tra i quali Circuito chiuso di Giuliano Montaldo, Morte a Venezia di Luchino Visconti, Le stagioni del nostro amore e Bronte di Florestano Vancini, Cuore di cane di Alberto Lattuada, Il deserto dei tartari di Valerio Zurlini, Ecce bombo di Nanni Moretti, La Frontiera di Franco Giraldi, Io e il Duce di Alberto Negrin.
La competenza e l’esperienza acquisite nel campo della comunicazione le trasmise, negli ultimi anni della sua vita, agli studenti universitari della Luiss, e, naturalmente, del Centro Sperimentale di Cinematografia dove insegnò Produzione ed economia audiovisiva.
L’ultima sua fatica è stato il libro “Cinema&Dintorni. Quello che la comunicazione non comunica e perché” (Emmefilm, 2006), un saggio in cui Gallo setaccia la storia e l’evoluzione del messaggio audiovisivo dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri.
Nel 2007 la Cineteca della Calabria gli ha dedicato un premio cinematografico giunto ormai alla quattordicesima edizione: nel suo nome è arrivato in Calabria il fior fiore del cinema italiano ed internazionale di questi anni.
Per il 2021 è prevista la pubblicazione di un volume monografico edito dalla Cineteca.
La farsa di carnevale (Mario Gallo, 1958)