Il 19 giugno 1955, sotto un caldo sole, la scala della chiesa di Santa Maria era stracolma di persone. Il popolo maschile attendeva con ansia e trepidazione di ascoltare via radio le notizie che sarebbero arrivate da città lontane.
Notizie che avrebbero potuto mutare completamente l’umore delle persone presenti nella piazza. Dopo un po’ il radiocronista, tra le tante notizie, annuncia la vittoria della squadra di Nordahl e nomina più volte il numero 27.
Il ragazzino proprietario della radio impazzisce di gioia: inizia a saltare e ad abbracciare tutti.
Anni dopo - America del Nord – si racconta che, di notte, lo stesso proprietario della radio di piazza Santa Maria, per futili motivi, veniva violentemente picchiato e ridotto quasi in fin di vita.
La mamma di Nordahl, così veniva chiamato il ragazzo, aveva venduto quasi tutti i suoi beni pur di offrire una vita migliore ai suoi figli, senza aver fatto però i conti, in questo caso, con la dea bendata. Anni settanta - Motta.
Nella calura dei pomeriggi mottesi solo due fratellini sfidano il terribile caldo di agosto per giocare con il pallone nella ruga dei Caldarotti.
Hanno appena ricevuto in regalo un pallone di cuoio con lo stemma dell’Italia e vogliono subito calarsi nei panni dei grandi campioni, passandosi la palla con sempre più energia fino a quando uno dei due sbaglia il controllo e la palla sfugge in una “vinella”.
Dove di colpo sparisce, per ricomparire dopo un po’ sgonfia, e dove, dietro a una piccola porta di legno, una voce gioiosa invitava i ragazzini a ripassargli la palla. I due ragazzini, impauriti, lasciano immediatamente la palla sgonfia per terra e scappano via. In seguito ritornarono nella “vinella” e ritrovarono la palla di nuovo gonfia (come per magia!).
Nel pomeriggio, l’episodio si replicò più volte fino a quando uno dei due fratellini, preso coraggio, si avvicinò alla porta e chiese alla voce: Chi sei? Sono Francesco, anch’io da bambino giocavo nelle vinelle.
A Francesco, uomo di Motta che tifava per Nordahl