È consuetudine umana attendere e godersi il momento del sorgere del sole ed è normale svegliarsi, soprattutto in vacanza, un po’ prima dell’alba per immortalare con gli occhi l’impatto della luce solare su tutto ciò che ci circonda.
Nicola, invece attendeva la luna! Un ragazzino, carino, minuto e con gli occhi grandi e svegli, che viveva con la mamma in un misero loculo in piazza Santa Maria.
Il ragazzo amava aspettare la luna, amava, come le definiva lui da grande, godersi le sue istantanee. Nicola, che conobbe suo papà solo in età avanzata (il genitore non volle mai riconoscerne la paternità), era uno dei tanti frutti della farsa del “monachiello” (scena teatrale che serviva a coprire una nascita fuori dal matrimonio). Figlio di una donna rovitese, che aveva avuto la sfortuna di essere disonorata sia dal suo uomo, sia dalla sua famiglia, fu costretto a vivere gran parte della sua infanzia nella totale povertà.
Solo la grande determinazione della mamma e l’aiuto delle “Genti dei Caldarotti”. gli consentirono di sopravvivere e di crearsi un futuro.
A Nicola, non potendosi allontanare dal quartiere per l’assenza quotidiana della mamma (donna colta, intelligente e onesta che cercava tutti i giorni lavorando sodo di sbarcare il lunario), era consentito solo sognare affacciandosi dai muri di Santa Maria, mentre guardava l’immenso cielo stellato e Cosenza.
Nicola è diventato un grande professionista e un ottimo genitore e ha sempre ringraziato la grande generosità delle “Genti dei Caldarotti”.